Ce la sta mettendo tutta il numero 6 del mondo, Patrick Cantlay, per riuscire a conciliare il gioco del golf con la partecipazione al board della Pga, un impegno avviato a gennaio dello scorso anno e preso molto seriamente.
Cantlay, 31 anni originario di Long Beach, in California, che è stato in prima linea nelle discussioni sulla fusione con la Pif da parte dei giocatori, ha detto che è una priorità preparare i suoi compagni del Pga Tour per il futuro.
D’altronde c’è in ballo la fusione con la Superlega del fondo sovrano dell’Arabia Saudita proprietaria della Liv Golf che stravolgerà il panorama mondiale delle competizioni golfistiche.
“Ho la responsabilità nei confronti dei soci per rappresentarli nel miglior modo possibile e ci tengo molto – ha sottolineato il campione americano – Quindi, fare un buon lavoro non è solo quello che voglio fare, ma anche la mia responsabilità. Per me è prioritario che questo accordo venga portato a termine nel miglior modo possibile,
in modo da garantire i giocatori del Pga Tour sia oggi che in futuro. A parte questo, per quanto riguarda il mio golf come giocatore è il mio lavoro principale. Fare tutto il possibile, gestire il tempo, per avere abbastanza spazio per dare la giusta priorità a entrambe le cose è importante e rappresenta una sfida, ma questa è la vita”.
Sebbene Rory McIlroy abbia commentato quanto possa essere stressante occuparsi delle questioni extra-campo mantenendo la concentrazione sul gioco, Cantlay ha detto che per lui questo non rappresenta un problema.
“Credo che uno dei miei punti di forza sia la compartimentazione e la massima concentrazione sul compito da svolgere – ha aggiunto Cantlay – Quindi, credo che ci sia un po’ più di sforzo per cercare di concentrarsi esclusivamente sul golf mentre sto giocando, ma sono in grado di farlo”.
Una situazione condivisa anche dal numero 13 della classifica mondiale, Jordan Spieth, che si è detto pienamente consapevole del fatto che il futuro del Pga Tour è in una situazione precaria.
Secondo Spieth, tra le trattative in corso con il Public Investment Fund dell’Arabia Saudita e con un consorzio di proprietari di sport americani, le questioni del finanziamento continuano a incombere su questo sport.
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